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Dal “decreto salva-Roma” le ragioni dell’emersione del debito “sommerso” degli enti locali

Dal confronto in atto sui problemi finanziari che affliggono diffusamente i Comuni sta venendo fuori l’immagine di un Paese molto malato con una prognosi infausta. L’unico nell’UE, insieme a Grecia e Cipro, destinato ad incrementare progressivamente il debito pubblico, privo di ogni speranza (secondo l’OCSE) di invertire la tendenza neppure nel prossimo biennio. L’unico in Europa ad avere accertato 12 anni fa il dramma dei conti della sanità, sino a registrare un disavanzo accumulato in 10 anni di 40 Mld circa. Una situazione di precarietà economico-finanziaria ancora vissuta in alcune regioni – nonostante le assicurazioni di talune di avere risanato i loro rispettivi deficit prodotti al 2010 e oltre – con l’apice del relativo disagio attuale registrato in Calabria, tanto da aver sollecitato al Governo l’adozione di un decreto legge ad hoc perfezionato lo scorso 18 aprile (ma, stranamente, non ancora pubblicato in G.U.).

 

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