Dopo la sanità con i bilanci costantemente in rosso, in parte ripianati dalle leggi finanziarie che si sono succedute e che hanno prodotto un debito consolidato di oltre 70 miliardi di euro – cui si è data una parziale soluzione “commissariale” con la L. n. 311/2004, con finanziamenti a fondo perduto nel 2007 per 3 miliardi di euro1 e mutui agevolati trentennali nel 2009 per 9.1 miliardi di euro 2, sino ad arrivare all’utilizzo dei fondi FAS (così come avvenuto, per esempio, in Calabria per circa 700 milioni di euro) distraendoli dal loro peculiare utilizzo di colmare i gap strutturali delle aree sottoutilizzate – sono emersi due fenomeni che hanno palesato ulteriormente la perenne debolezza dei conti pubblici.